Genitorialità

Diventare ed essere genitori oggi: il coinvolgimento parentale

Rispetto a pochi decenni fa il ruolo dei genitori è notevolmente cambiato, parallelamente all’evoluzione della società, registrando un notevole aumento del loro carico di responsabilità. Basti pensare, per esempio, alla diffusione esponenziale delle telecomunicazioni e della multimedialità, che ha radicalmente modificato i rapporti interpersonali. Ma cosa significa diventare genitori? Il tema è molto vasto e complesso ma due aspetti forse meritano di essere sottolineati. Il primo può essere ricondotto alla genitorialità come scelta consapevole; l’altro riguarda invece una delle difficoltà principali in cui si imbattono i genitori, ossia l’educazione dei propri figli.

 

La genitorialità: un progetto articolato

Genitori si diventa prima del concepimento, si inizia ad amare il desiderio di qualcosa che ancora non c’è e nasce una profonda riflessione su di sé come persona e soprattutto come coppia. È perciò un lungo e articolato processo di elaborazione delle proprie emozioni e relazioni affettive, delle proprie motivazioni, abitudini e stili di vita e ci si vede come madre e come padre. La genitorialità, infatti, ha luogo nella mente prima ancora che nel corpo del futuro genitore, ed è un processo senza un tempo definito ma ben delineato dall’intensità del suo significato.

 

La disciplina

Ogni bambino quando nasce è unico e irripetibile, bisognoso fin da subito di rispetto, comprensione, di essere guardato per quello che è e soprattutto amato. Naturalmente è compito del genitore saper proporre in maniera autorevole e non autoritaria modelli a cui per primo egli deve aderire in maniera coerente, tenendo sempre presente che il comportamento del bambino non è solo frutto di abitudini e “regole” impartite dagli adulti, ma dipende anche dal suo temperamento. Tutti i genitori vivono periodi in cui il comportamento dei figli li preoccupa, oppure momenti in cui qualsiasi loro iniziativa sembra inefficace o addirittura controproducente. L’unico spunto raccomandabile è perciò quello di fermarsi a guardare il proprio figlio nella sua individualità e cercare di adattare di volta in volta alle situazioni e al proprio bambino l’intervento educativo. Soltanto così si potrà non soltanto tracciare il percorso da seguire, in termini di “disciplina positiva”, ma anche costruire il rapporto genitore-figlio.

 

I quattro pilastri della genitorialità

Educare non significa fare ricorso a coercizioni né tantomeno a punizioni fisiche, che compromettono lo sviluppo emotivo del bambino e minano il suo rapporto fiduciario con i genitori, nei cui confronti generano sentimenti di rancore e ostilità. Una relazione positiva si fonda invece su questi quattro fondamenti, che i genitori dovrebbero tenere in considerazione:

  1. identificare gli obiettivi educativi nel lungo termine
  2. far sentire ai figli il proprio affetto e offrire loro punti di riferimento
  3. comprendere cosa pensano e cosa provano i figli nelle differenti situazioni, in modo da stabilire un rapporto empatico
  4. assumere un approccio costruttivo, mirato alla risoluzione dei problemi, piuttosto che un atteggiamento volto a giudicare e punire.

Soltanto la promozione di un circuito virtuoso, che rimetta al centro la famiglia, con i suoi punti di forza ma anche le sue fragilità, sarà in grado di aiutare i genitori di oggi, non certamente privi di risorse informative ma spesso disorientati, smarriti, confusi e talvolta perfino inconsapevoli delle proprie responsabilità.

 

 

Bibliografia

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