L’ansia, questa (s)conosciuta

Qualcuno si mangia le unghie, qualcun altro non riesce a stare fermo… qualcuno appare sempre teso, qualcun altro, invece, nel pieno della calma, al sopraggiungere di qualsiasi evento, precipita all’improvviso in uno stato di agitazione… sono soltanto piccoli esempi dei mille volti dell’ansia.

Ma cos’è realmente l’ansia?

 

 Dalla sua derivazione latina, “angere”, la potremmo definire uno stato psichico di disagio, nel quale   possono   convergere   tanti sentimenti, tra cui paura, preoccupazione, incertezza, imbarazzo. Talvolta   è  momentanea e   passeggera, ma può   diventare anche cronica, può essere legata a un pericolo   tangibile, ma può anche arrivare a   “impadronirsi” della vita degli   individui caratterizzati da una   personalità sottomessa, sensibile e particolarmente   vulnerabile a ogni genere di stimolo, perfino astratto.

È interessante riflettere sull’origine ambientale, e dunque esterna, dell’ansia e notare come essa sia sempre più diffusa in una società, quale la nostra, carica di sollecitazioni e cambiamenti repentini, in cui la maggior parte delle notizie del telegiornale sono tutt’altro che rassicuranti.

C’è familiarità?

Può esserci una predisposizione familiare all’ansia, ma conta anche l’ambiente in cui un bambino cresce… insomma la questione è estremamente complessa, e quasi mai riconducibile a cause e dinamiche chiare: i fattori ambientali si intersecano con l’assetto genetico e il vissuto di ciascuno e le manifestazioni possono variare, per così dire, da semplici momenti di preoccupazione a sintomi (palpitazioni, dolori al petto, mancanza di respiro) che possono addirittura far sospettare malattie serie o farne temere un peggioramento nel caso esse siano già presenti, in quanto l’ansia coinvolge numerosi centri cerebrali e circuiti neurotrasmettitoriali (tra cui glutammato, acetilcolina, noradrenalina, dopamina) e iperattività del sistema nervoso autonomo

Ansia e paura: una distinzione importante

Paura e ansia sono concetti differenti: la paura è una reazione funzionale nell’affrontare un pericolo contingente mentre l’ansia mira ad affrontare la preoccupazione legata alla possibilità che si verifichi un evento. In altre parole la paura è immediata (il professore mi interroga e ho studiato poco… cosa dico?), mentre l’ansia è anticipatoria (se il professore dovesse chiedermi questo argomenti, che so di aver studiato poco, come penso di cavarmela?)

 

Fatta questa premessa, possiamo affermare che né la paural’ansia sono del tutto “cattive”: sono meccanismi spesso scomodi ma fondamentali per l’adattamento all’ambiente esterno: la paura è essenziale nella risposta di “attacco o fuga”, che ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per affrontare la minaccia o, in alternativa, allontanarci da essa; l’ansia, invece, ci aiuta a individuare minacce future e a premunirci contro di esse, proiettandoci in ipotetici scenari in cui potremmo trovarci.

La reale difficoltà sta nella gestione

La vera questione, dunque, sta nell’intensità dell’ansia o, meglio ancora, nella nostra capacità di dominarla e di gestirla a nostro favore, ossia trasformandola in una risorsa positiva piuttosto che lasciandocene travolgere.
Naturalmente ciascuno può trovare la strategia più consona, concedendosi per esempio adeguato riposo oppure rilassandosi. Nel momento in cui l’ansia dovesse interferire con le normali attività quotidiane, assumendo il connotato di vero e proprio disturbo psichico, sarebbe bene chieder consiglio in quanto un intervento mirato, se precoce, consente di ottenere risultati molto più rapidi ed efficaci.

Buona o cattiva? Dipende solo da noi

Ecco due esempi che dimostrano quanto l’ansia possa essere di aiuto o viceversa distruttiva.

Corrado deve sostenere il suo primo esame universitario. La materia lo interessa particolarmente ed è perciò che ha studiato parecchio, approfondendo anche alcuni argomenti. Allo stesso tempo vuol fare bella figura con i suoi familiari, che condividono con lui l’emozione di questa prima prova del suo percorso accademico. Nel rispondere alla prima domanda acquista coraggio e sicurezza e riesce a farsi apprezzare e a meritarsi i complimenti della commissione. È normale sentirsi “agitati” prima di una prova impegnativa, anche se ci si sente preparati.

Corrado ha saputo guardare all’obiettivo finale sapendo sfruttare l’ansia per mobilitare tutte le sue risorse e valorizzare lo studio. Va ricordato, tra l’altro, che l’ansia, tra i suoi risvolti favorevoli, facilita la memoria. Ecco l’altro esempio.

Simona è alle prese con la sua ultima lezione di guida, nella quale il suo istruttore le propone una simulazione della prova pratica dell’esame per conseguire la patente. Appena al volante, non ricorda i comandi del veicolo e soprattutto le regole basilari, dimenticandosi addirittura di allacciare la cintura di sicurezza.Dopo poche decine di metri Simona non riesce a procedere, si accosta e cade in preda a un pianto sconsolato. Appare evidente che Simona ha paura di sbagliare, ma anziché concentrarsi, si lascia prendere dal panico, al punto da commettere errori grossolani e imperdonabili. Il pianto liberatorio denota sia il dispiacere sia la frustrazione per non aver saputo gestire la prova.

 

Un disturbo diffuso e sottovalutato

I disturbi d’ansia sono la malattia psichiatrica più comune: interessano circa 18 individui su 100, con predilezione per il sesso femminile, e nel corso della vita quasi una persona su tre. Eppure poco più di un terzo di chi soffre di disturbi d’ansia chiede aiuto, il che spiega perché spesso le cure sono lunghe e articolate, dovendo gestire non solo l’ansia ma anche tutte le problematiche associate (le cosiddette “comorbilità”, che talvolta sono vere e proprie

somatizzazioni), tra cui disturbi del sonno, ipertensione, depressione, cefalea, alterazioni a carico del sistema cardiovascolare, respiratorio e digestivo.

La terapia deve essere perciò commisurata all’entità dell’ansia, avvalendosi di farmaci (è da evitare assolutamente il “fai da te”) e di psicoterapia. Sono due strategie complementari, che devono essere personalizzate senza però escludersi a vicenda: i farmaci, infatti, servono per così dire a “controllare” il tono dell’umore e a predisporre le condizioni tali per poter intervenire sulla personalità. Ovviamente ogni caso è diverso e talvolta può essere altrettanto utile intervenire sui fattori che, per quanto scatenati dall’ansia, come per esempio i disturbi del sonno, possono innescare un circolo vizioso in grado di mantenerla.
Le sfaccettature dell’ansia sono numerose e complesse. Un primo passo importante e tutt’altro che banale è cominciare a conoscerle e in questo modo a conoscere anche un po’ sé stessi.

 

 

 

Bibliografia:

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2. Pittelkow MM, Aan Het Rot M, Seidel LJ, Feyel N, Roest AM. Social Anxiety and Empathy: A Systematic Review and Meta-analysis. J Anxiety Disord. 2021; 78:102357
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